Proclamato la gemma più famosa dell'Australia, l'opale è stato a lungo ammirato nel corso dei secoli, dagli antichi romani agli aztechi, agli arabi.
Conquistandosi una posizione nel mondo dalla sua prima scoperta più di 2000 anni fa, l'opale è l'unica gemma il cui colore è dato dalla luce rifratta e riflessa, rivelando tutti i colori dello spettro, simili all'arcobaleno su una bolla di sapone, che cambiano ad ogni minimo movimento, facendo si che non ne esistano due uguali.

Le popolazioni indigene australiane della regione Euraliah, che si estende da Lightning Ridge fino ai Narran Lakes nel nord-ovest del Nuovo Galles del Sud, hanno la loro storia sulla creazione del primo opale.
Il creatore del Tempo del Sogno (“Dreamtime” secondo la mitologia aborigena) scese sulla terra in un gigantesco arcobaleno. Radunò tutte le tribù e disse che sarebbe tornato quando fossero diventate abbastanza sagge da portare a termine il suo proposito: estendere la pace sulla terra per sempre.
Sui crinali pietrosi dove si era posato l'arcobaleno c'era una vasta area di rocce e sassi. La mattina seguente, quando il sole sorse e illuminò quel punto, le rocce e i sassi scintillarono e brillarono di tutti i colori dell'arcobaleno che li aveva generati: rosso, arancione, blu, verde, giallo e viola. Questi furono i primi opali (“The Opal story” di A. e D. Cody 2008).

Il nome “opale” deriva dal latino “opalus”, a sua volta proveniente dal sanscrito “upala” che significa pietra preziosa, denominazione introdotta in Europa dall’India.
Scrisse lo studioso romano Plinio il Vecchio nel I secolo d.C., autore della prima enciclopedia in 37 volumi Naturalis Historia: “plurimum ab iis differunt opali, smaragdis tantum cedentes. India sola et horum mater est. qui ut pretiosissimarum gloria compositi gemmarum maxime inenarrabilem difficultatem adferunt. est in his carbunculi tenuior ignis, est amethysti fulgens purpura, est smaragdi virens mare, cuncta pariter incredibili mixtura lucentia.”
Traduzione: ”gli opali sono di gran lunga preferiti ai berilli, equivalendo tuttavia solo agli smeraldi. L'India sola ne è la madre. I quali composti con la gloria delle gemme più preziose aggiungono in più una complessità indicibile. C’è in essi un fuoco più fine del granato, c’è la porpora splendente dell'ametista, c'è il verde mare dello smeraldo, tutto ugualmente risplendente in una fusione incredibile.”


I romani tenevano in alta considerazione questa pietra preziosa, infatti è celebre l’aneddoto di Nonio, senatore al tempo di Marco Antonio. Nonio possedeva un anello con un opale grande come una nocciola di inestimabile valore, talmente prezioso che preferì essere proscritto e fuggire con esso piuttosto che rinunciarvi.

A Dubnik (attuale Ungheria) l’estrazione di opale raggiunse l’età d’oro nel corso del XIX secolo, anche se non è chiaro quando questa iniziò. Tuttavia una cosa è certa, esso fu reso famoso nel mondo dai primi commercianti non come opale europeo né come opale slovacco, ma bensì come opale proveniente dall’India. Infatti una tale splendida gemma  era considerata poter provenire unicamente dall’estremo oriente e non dall’Europa dell’est. Successivamente c’è stata da parte di alcuni la volontà di sottolineare l’origine della gemma. Fu Daniel Gabriel  Lichard (1812-1882), ecclesiastico evangelista e pubblicista, che diede il nome all’opale prezioso di Dubnik ‘opale nobile slovacco’ (‘Slovensky sl’achetny opál’). Nello stesso periodo personalità della scienza della terra di Budapest, invece, cercarono di promuoverlo come opale ungherese. In seguito alla I Guerra Mondiale, con l’abolizione della monarchia austro-ungarica, le miniere di Dubnik divennero proprietà della neonata Cecoslovacchia. Sfortunatamente 4 anni dopo questo evento i lavori di estrazione furono sospesi. Si pensa che i ritrovamenti di nuovi depositi di opali in Australia,  relativamente più accessibili, abbiano reso le miniere di Dubnik, ormai esaurite, non più redditizie (tratto da “The story of European Precious Opal from Dubník” di Peter Semrád).

In Australia fu attorno al 1840 che il professor Johann Menge, minerologo tedesco, scoprì per primo opale di bassa qualità nell’area di Angaston, circa 80 km a nord est di Adelaide. Nei primi del ‘900 fu grazie a Tullie Cornthwaite Wollaston che l’opale venne diffuso dall’Australia al resto del mondo. Egli è considerato il padre dell’industria dell’opale, che raccoglieva dai primi minatori durante i suoi pericolosi viaggi nelle aree più desolate del paese.




Fu all’inizio del XVI secolo che i conquistadores spagnoli portarono in Europa i primi campioni di opale trasparente dalle tinte rosso aranciate, chiamati opali di fuoco. Questi erano già conosciuti da tempo dalle civiltà precolombiane, che lo ricercavano per ricavarne oggetti da ornamento e per scopi rituali. L’esatta ubicazione di questo opale, però, fu scoperta soltanto nel 1804 grazie al barone Alexander von Humboldt, durante la sua spedizione sugli altopiani messicani. Per soddisfare le richieste della clientela europea, nel 1885 è nata nel Messico centrale una vera e propria industria di estrazione dell’opale, alla quale si è aggiunta poi nel 1892 la scoperta di pietre simili provenienti dallo stato dell’Oregon (USA), l’odierno Opal Butte, sulle Blue Montains e nel 1910 dalla Turchia, sui monti Shaphanè.
Nel 1912 la Trading House Lydia di Mainz (Germania) iniziò ad estrarre, dalle miniere turche, opale di colore giallo-rossastro e ocra con scarso gioco di colori. Gemme che vendeva per cifre considerevoli.
Più recentemente, negli anni ’70, è stato scoperto opale di fuoco in Brasile e negli anni ’90 in Etiopia.
E’ solo negli ultimi tempi, infatti, che il corno d’Africa è divenuto produttore di opale prezioso adatto alla gioielleria, con la Somalia e l’Etiopia, nella provincia di Welo e di Shewa (Mezezo).

 
L’opale e la gioielleria
L’opale si afferma come gemma ricercata dai gioiellieri all’inizio del XX secolo, anche se, grazie alla regina Vittoria, entrò in auge già quando venne adoperato per una parure indossata durante l’incoronazione nel 1837 e per un diadema indossato durante le cerimonie di rappresentanza.


E’ durante la Belle Epoque che l’opale assume in gioielleria un significato particolare. E’ infatti in questo periodo che gli intellettuali e gli artisti della corrente decadentista, rigettando tutto ciò che aveva a che fare con la formalità e la tradizione, alla ricerca di nuovi stimoli, soprattutto nelle arti applicate come l’oreficeria, eleggono l’opale, materiale raramente usato, a gemma rappresentativa di un momento creativo spinto alla ricerca di forme, luci e colori nuovi.
I primi 15 anni del XX secolo sono il momento d’oro dell’opale, non solo nelle creazioni di altissimo livello come Tiffany, Vever, Falize, Lalique, Fouquet, Mucha e Cartier, ma anche nelle creazioni di piccola oreficeria commerciale. Con il mutare degli stili l’opale passò in secondo piano rispetto a gemme che caratterizzavano creazioni nelle quali si prediligevano contrasti netti e dimensioni con spessori medio grandi, caratteristiche rare nell’opale. Oggi esso è molto apprezzato negli Stati Uniti, in Germania, Svizzera e Francia, ma è soprattutto in Giappone e in Cina che trova i maggiori estimatori.


Una gemma ‘reale’
Durante il Regno della regina Elisabetta I d’Inghilterra, a metà del 1500, sappiamo da un’antica descrizione in lingua inglese che l’opale era molto apprezzato. Il Re Luigi XVII possedeva un magnifico opale conservato oggi nel Museo di Storia Naturale di Parigi. La regina Vittoria (1819-1901) amava gli opali, in quel periodo provenienti dalla Slovacchia e dall’Australia, tanto da sceglierli spesso come dono di nozze.
Lo zar Nicola I di Russia regalò alla figlia, la gran duchessa Olga Nikolajewna, Regina del Wurtemberg, una fibbia in oro con diamanti, smeraldi, turchesi, zaffiri, granati e opali. Si narra che l’imperatrice Giuseppina, moglie di Napoleone, possedesse il più celebre esemplare di opale prezioso, chiamato Incendio di Troia (a motivo dei suoi bagliori rosso fuoco).

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